di Roberto Lavini
Le inusuali prospettive che possono essere ottenute con i fori stenopeici creano una speciale intimità tra il soggetto in Primo Piano e il suo ambiente circostante.
Il soggetto in Primo Piano di una qualsiasi scena è l'elemento sul quale favorevolmente concentriamo la nostra attenzione. Durante la visione di una scena sembra che la percezione umana (l'occhio della mente) è capace di focalizzare una sola cosa alla volta, una sorta di attenzione a "luce spot".
Nella Fotografia di Ritratto si cerca di aiutare questa proprietà naturale dell'occhio della mente quando evidenziamo il soggetto semplicemente sfuocando lo sfondo, mediante un'ampia apertura di diaframma. Nella "fotografia stenopeica" otteniamo l'effetto opposto, infatti essa costringe l"occhio della mente" a impegnare l'attenzione ad ogni altra cosa intorno al soggetto e non permette alla "luce spot" di riposare. Ecco perchè le costruzioni prospettiche generate dal foro possono sembrare strane e disorientanti ma proprio per questo intriganti. Per il tipo di fotografia che amo fare, queste distorsioni non mi preoccupano e sono convinto che l'occhio umano ha una forte capacità di adattamento e non c'è sfida visiva che non possa correggere e alla fine metabolizzare. Ciò è testimoniato dalla storia delle arti visive. Basti pensare a come avrebbe reagito un cittadino del medioevo alla visione di una scena attraverso un moderno teleobbiettivo. Probabilmente non avrebbe creduto ai suoi occhi.
Oggi invece siamo più allenati alle diverse "costruzioni prospettiche" delle immagini che ogni giorno consumiamo attraverso i media. Siamo pronti a usare ciò che la fotocamera è capace di registrare per rappresentare i nostri cambiamenti di vista sul mondo circostante.
Inoltre amo la proprietà del foro di riprodurre oggetti con buona incisione, anche se notevolmente distanti tra loro, e quindi permettere di accostarli in modo affascinante e insolito. Riprendere steli di fiori con dietro laghi, montagne e cielo, tutto a pieno fuoco, potrebbe apparire discordante, ma sicuramente stimolante per l'"occhio della mente". Quando fotografo con il mio foro cerco sempre di includere l'elemento del cielo all'interno della composizione, sia perchè semplicemente amo fotografare i cieli ma anche perchè il cielo giace sul piano focale dell'infinito e sfrutto così le capacità intrinseche del foro.
Ogni fotografo sa che è possibile convertire la prospettiva di una scena piatta semplicemente trovando il giusto angolo di campo durante la ripresa. Ecco perchè preferisco usare un foro stenopeico dall'ampio angolo di campo (72°, in orizzontale). Infatti il grandangolo allarga lo spazio della scena e distanzia gli oggetti tra loro. Il foro che io uso richiede esposizioni relativamente lunghe, oltre il secondo di esposizione con pellicola 400 Asa in piena luce. Per questo motivo eseguo tutte le riprese da terra, appoggio la camera direttamente sul suolo, in modo da evitare che vi siano movimenti indesiderati durante l'esposizione.
Le immagini che corredano questo articolo sono prodotte con un foro che ha un'angolo di campo di 72° in orizzontale e 49° in verticale. Il diametro del buco è di 0,3mm e l'apertura di diaframma è f/200.
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